Quante volte avete sentito parlare di doping? Negli ultimi decenni viene spesso trattato dai media, anche se spesso in modo poco accurato.
Il doping è “l’utilizzo di farmaci e pratiche mediche usate non a scopo terapeutico ma al solo fine di migliorare il rendimento psico-fisico degli atleti”. Tutti finora sportivi e non, hanno sempre affermato, almeno sulla carta, di voler sconfiggere questo fenomeno. Per combattere, però, bisogna prima conoscere il nemico.
IL DOPING È SEMPRE ESISTITO
Fare chiarezza sul doping significa, innanzitutto, riconoscere che è esistito fin dagli albori dello sport, non è un’invenzione dell’ultimo mezzo secolo. Galone, vissuto tra il 130 ed il 200 d.C., negli scritti che ci ha lasciato, descrive gli atleti romani come grossi consumatori di funghi allucinogeni, bevande stimolanti e piante curative.
Negli ultimi cinquant’anni ne abbiamo solo preso maggiore consapevolezza: sono iniziati gli studi in materia e sono stati istituiti organismi, come la Wada (Agenzia Mondiale dell’Antidoping), volti a regolamentarne e sanzionarne l’utilizzo.
INFORMARE PER COMBATTERE IL DOPING
Il doping è una scorciatoia per raggiungere risultati più in fretta con l’inganno. È barare verso se stessi e verso gli altri. È il cancro dello sport, la morte di un ideale.
In un mondo ideale basterebbero queste parole per convincere gli sportivi a rinnegarlo. Purtroppo non è così, perché dietro il doping si annida il narcisismo, il Dio Denaro, l’immagine (falsa) del vincente. Si annidano gli interessi economici di chi specula sulla carriera degli sportivi.
Ma chi sceglie liberamente e volontariamente di barare è davvero cosciente delle conseguenze del doping? No. Molti sportivi utilizzano sostanze o tecniche dopanti convinti che “tanto non succede nulla”.
La corretta informazione, allora, diventa fondamentale.Il ragazzino che vuole sfondare nello sport, il tipo che vuole mettersi la maglietta stretta il sabato sera, quello che si aspetta tanti like dal suo selfiein spiaggia sanno bene che il doping è un inganno. Ma siamo sicuri che sappiano altrettanto bene che di doping si può morire? Siamo sicuri che siano consapevoli del fatto che il doping è l’inizio della fine?
Sta agli insegnanti, ai tecnici, agli istruttori, agli allenatori, ai preparatori atletici mettere in guardia questi giovani. Sta a loro spiegare a chi si allena o a chi si avvicina all’allenamento a prendersi cura del proprio corpo e a migliorare i propri risultati onestamente. Sta a loro uscire per primi dall’omertà e denunciare chi su questo vigliacco business ci lucra senza scrupoli. Il doping deve smettere di essere un tabù.
ESISTE L’ALTERNATIVA AL DOPING?
Le alternative al doping esistono. Si chiamano sacrificio e passione. E di nuovo sta agli insegnanti dello sport, trasmettere questi valori, perché nello sport, come nella vita, non c’è vittoria senza impegno. E per vincere o ottenere gli obiettivi desiderati occorre programmare in maniera mirata ogni singolo allenamento, valutare i risultati ottenuti, seguire il giusto stile di vita, mangiare bene e sano, riposare bene, ascoltare i segnali del corpo ma soprattutto crederci sempre con determinazione, grinta e testardaggine.
I AM DOPING FREE: UN IMPEGNO CONCRETO
Esiste un’associazione che negli ultimi anni si è distinta nella lotta al doping: si chiama I AM DOPING FREE.È nata dalla volontà di Filippo Magnini, il miglior nuotatore stile liberista italiano di sempre, ed i suoi soci Jessica Cipriani e Giulio Bardi, che hanno deciso di promuovere una campagna anti-doping a cui hanno aderito moltissimi atleti tra cui Valentino Rossi, Federica Pellegrini, Ivan Zaytsev e Bebe Vio solo per citarne alcuni. I AM DOPING FREE organizza incontri con i giovani in scuole, palestre, piscine e durante gli eventi sportivi: incontri per raccontare lo sport come sinonimo di salute, autenticità, benessere ma soprattutto per fare informazione sui danni del doping.
L’impegno di personaggi sportivi di questo calibro è lodevole e il loro appeal sui giovani è enorme, ma non basta. Ogni amante dello sport può e deve fare la sua parte per promuovere e diffondere la filosofia antidoping.Campagne come I AM DOPING FREE si finanziano, infatti, attraverso il merchandising in collaborazione con aziende produttrici e brand come Paul Meccanico. Per dare il nostro contributo alla campagna abbiamo realizzato una linea limited edition composta da sacche portatutto e braccialetti, di altissima qualità artigianale 100% made in Italy.
Mai come in questo progetto sport pulito e moda sono stati così uniti.
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